2 NOVEMBRE
Dedicato a tutti i politici ingrassati dalle loro menzogne.

Da uno dei mie spettacoli di cabaret a Milano, dove mi sono esibito con altri dilettanti, con un monologo su fatti e persone noti a tutti gli spettatori.
Ero uno studente di 18 anni.
Seduta in prima fila una signora bassa ma super obesa, occupava due sedie, una per chiappa, sembrava la Gertrude, direttrice del collegio di Gian Burrasca.
Seduto di fianco, il marito, alto, allampanato, baffi rivoltati all’insù, sembrava Stanislao, direttore del collegio di Gian Burrasca.
Gertrude era ingioiellata, il profumo (lezzo) che si spandeva per tutta la sala, faccia da carogna, occhi iniettati di sangue.

Comincio il mio monologo, gli spettatori si divertivano, risate a scena aperta, ecc.
La Gertrude, venuta solo per disturbare, ha cominciato ad interrompermi:
Basta,
Muchela che fai pena,
(Gli spettatori “la smetta signora, ci stiamo divertendo”)
La Gertrude avanti con gli insulti.
Vai a lavorare lazzarone,
Pirla, ci hai rotto i coglioni!

A questo punto ho perso la pazienza, l’ho fissata e, con un dolcissimo sorriso, le ho detto: “signora, ha perfettamente ragione, faccio pena. Tolgo il disturbo, mi dispiace di averle rovinato la serata. Le auguro un buon proseguimento.”
Ho cominciato a scendere i tre gradini del palco, mi sono fermato sul secondo gradino, e sorridendo le ho chiesto “mi perdoni la domanda, signora, lei il 2 novembre va dal salumiere?”

Silenzio di tomba in sala per qualche secondo.
Poi ovazione a scena aperta, fischi all’americana, tutti in piedi ad applaudire.
Gertrude non capiva, si guardava intorno.
Stanislao le ha sussurrato all’orecchio.
Gertrude è diventata paonazza dalla rabbia, si è alzata, e si è avviata verso l’uscita, traballando come una chicchera.
Uscita accompagnata da un battito ritmico di mani.
Non mi sono mai divertito così tanto facendo cabaret.

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